Parrocchia Sant'Antonio di ALBEROBELLO

Da una settimana il bambino frequenta l’asilo. “Allora-gli chiede il papà- quante volte hai pianto?” “Io? Nemmeno una volta: la mia suora tutti i giorni”.

È capitato anche a Gesù. I 30 anni è l’unico episodio che viene ricordato. E appartiene alla sua adolescenza: sono le prime lacrime- che si sappia –versate dalla Madonna e da San Giuseppe: calatevi nella loro situazione. È un’angoscia profonda durata tre giorni. Chi di noi non ha fatto soffrire i propri genitori alzi la mano…

I figli, tutti i figli indistintamente, sono CROCE e DELIZIA…

Un consiglio? Ho solo esperienze indirette e non mi sento in grado di darne. Allora mi affido alla Bibbia. Merita la precedenza sui vari SPOCK (le cui indicazioni, seguite da generazioni supinamente, tre o quattro anni fa furono ritrattate) e sui tanti manuali di approssimativi psicologi. Veramente l’ANTICO TESTAMENTO non è indulgente verso i figli. Si parla diffusamente di punizioni corporali, di diritti assoluti dei genitori sui figli. Nel NUOVO TESTAMENTO si moltiplicano gli inviti alla dolcezza, alla comprensione, alla tenerezza, alla pace.

Ecco come San Paolo scrivendo ai Colossesi parla ai genitori: “Nolite ad indignationem provocare filios vestros, ne pusillo animo fiant”, (Col III-21)”, Non esasperate i vostri figli affinchè non si scoraggino”.

Certi genitori conoscono l’arte di esasperare, la praticano, la sostengono, la diffondono. Con uno zelo degno di miglior causa.

ESASPERA I RAGAZZI:

  • Chi adotta un tono minaccioso, aggressivo
  • Chi invece di riprendere amorevolmente, irride e sogghigna, fa inopportuno umorismo su difetti e manchevolezze
  • Chi dilata le mancanze anche piccole fino a ritenerle fondamentali
  • Chi li sottopone a castighi sproporzionati, chi li umilia pesantemente, infrange i loro segreti, non tiene conto della loro riservatezza
  • Chi li punisce e li rimprovera in pubblico

E ATTENZIONE AI RIMPROVERI

RIMPROVERARE non è mai facile. È necessario il senso della misura.

È INDISPENSABILE LA FERMEZZA senza strepiti, senza collera, senza drammatizzazione, senza piagnistei. Il rimprovero interminabile indispone, fiacca il callo, viene l’assuefazione e finisce per respingere le motivazioni razionali che pure aveva compreso e condiviso. I ragazzi sbagliano: abbiamo sbagliato anche noi. Perdonare significa considerare chiuso il caso e archiviata la sgradevole pratica. Riaprirla è rinfocolare i risentimenti. La ribellione cova sotto la cenere, prima o poi esploderà. Inevitabilmente.

ESASPERA I FIGLI:

  • Chi non li degna di considerazione
  • Chi non si accorge dei loro sentimenti
  • Chi non li lascia confidarsi e parlare
  • Chi non concede spazio a desideri e richieste
  • Chi non concede sfogo alle esigenze e non fa chiarezza.

Importante il RIMPROVERO. La CORREZIONE. Importante IL CASTIGO, la PUNIZIONE. Il ragazzo è per sua natura malleabile. La punizione è inutile e addirittura dannosa se non è ben dosata. Dosata alla mancanza e al carattere del ragazzo e quindi non deve offendere. Chi punisce lo faccia non sotto l’irritazione della colpa, della provocazione; niente di definitivo, di irreparabile: bisogna lasciare sempre la possibilità di un riscatto. Che il ragazzo non arrivi mai all’amara convinzione: “Per me ormai non c’è più nulla da fare”, perché inevitabilmente seguirà l’altra conclusione: “Ormai non ho più nulla da perdere”. Ed è la fine.

Non dimentichiamolo: la SEVERITÀ è di un momento, le BUONE MANIERE sono di sempre. Abbiamo aperto con una barzelletta, chiudiamo con un’altra. “Mamma, quando sono nato io, tu dov’eri?” – “Dalla nonna, caro”. “E il papà?”. “Era al lavoro”. “Allora quando sono arrivato io non c’era proprio nessuno in casa”.

Il dramma della solitudine di alcuni bambini non è una barzelletta. La mamma carica di giocattoli ma il bambino “Mamma io ho bisogno di te”.

Agnese Bellarini ha rinunciato al posto di lavoro per vivere in casa, con la sua bambina Sara. Che la donna, oggi, lavori è diventata una necessità per far fronte ai bisogni della vita. È consumismo? No, una necessità che però si può pagare a caro prezzo.

Don Giacomo Donnaloja

Mary Caccavo