Parrocchia Sant'Antonio di ALBEROBELLO

Carissimi,

con l’austera Liturgia delle Ceneri iniziamo il percorso della Quaresima, avendo come approdo del nostro cammino il Mistero pasquale di Cristo crocifisso, sepolto e risorto. Le parole della Liturgia ci offrono un chiaro indirizzo spirituale: “a noi oggi offri un tempo di grazia e di riconciliazione, perché affidandoci unicamente alla tua misericordia ritroviamo la via del ritorno a te, e aprendoci all’azione dello Spirito Santo, viviamo in Cristo la vita nuova, nella lode perenne del tuo nome e nel servizio dei fratelli” (Preghiera eucaristica della Riconciliazione I).

Nonostante la dimensione ascetica e penitenziale, la Quaresima non è un tempo di tristezza, è piuttosto un tempo che deve far sbocciare la gioia grande e vera nella nostra vita, la gioia di sentirci amati e custoditi da un Dio che non vuole la morte del peccatore ma che piuttosto desista dalla sua condotta e viva (cf Ez 18,23). È un tempo che ci sprona al rinnovamento e alla conversione nelle nostre scelte di vita personali e comunitarie. È una occasione favorevole per tornare al Signore Gesù, fonte di riconciliazione e di grazia, per sperimentare la bellezza della comunione con Lui e con i fratelli. “Lasciatevi riconciliare con Dio. (…) Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza” (2Cor 5,20; 6,2): è l’invito rivoltoci nella Liturgia delle Ceneri attraverso l’apostolo Paolo.

Guidati dallo stesso apostolo, entriamo nel nostro cammino quaresimale con la luce che ci viene da quanto egli scrive ai cristiani della comunità di Efeso:

Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo.
Egli infatti è la nostra pace,
colui che di due ha fatto una cosa sola,
abbattendo il muro di separazione che li divideva,
cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne. (Ef 2,13-14)

In queste parole si avvertono i palpiti di una gioia straripante, che contagia e conquista: Gesù Cristo è la nostra pace, nel suo Sangue tutto è riconciliato, il suo Sangue ha abbattuto il muro della separazione e ha fatto di tanti popoli l’unico popolo dell’Alleanza. È un invito a guardare alla Croce e al frutto del sacrificio che si è consumato sulla Croce. Il Sangue dell’Agnello immolato ha riportato armonia nella relazione tra Dio e l’uomo e, grazie a Cristo crocifisso e risorto, nessuno è escluso dallo sguardo d’amore del Padre. La Quaresima è appunto questo: riappropriarsi della comunione con Dio e con i fratelli, deturpata dal peccato, e ricostruire quanto è stato devastato dalla tempesta del peccato, facendo rifiorire la vita nuova dei figli di Dio, radicata in noi mediante il dono inestimabile del Battesimo.

In questi quaranta giorni, in particolare nelle cinque tappe domenicali, la Liturgia ci condurrà a vivere un vero e proprio itinerario battesimale, inteso come riscoperta del dono ricevuto. Cosa avverrà concretamente? Guarderemo a Cristo, lo incontreremo, saremo conquistati dalla sua proposta di vita e, come frutto di questa esperienza, gusteremo la gioia di seguirlo. A noi che sperimentiamo la fatica della fede, Egli si mostrerà vittorioso nella prova, vincendo le tentazioni a cui viene sottoposto dal nemico, con la forza della Parola di Dio (I domenica); indicherà nel monte della Trasfigurazione la meta verso cui siamo diretti e dove sperimenteremo la bellezza dello stare con lui (II domenica); si rivelerà, come acqua viva (III domenica), come luce (IV domenica), come resurrezione e vita (V domenica) e, donandoci la sua stessa vita, Egli farà di noi adoratori del Padre in spirito e verità.

Questo suggestivo itinerario, mentre ci introdurrà sempre più nella conoscenza del mistero di Cristo, aprirà il nostro cuore ad una piena riconciliazione con Dio e con i fratelli, perché ciascuno possa testimoniare Gesù Salvatore con una degna condotta di vita, come ci fa pregare la liturgia della prima domenica di Quaresima. È un magnifico percorso che dice la tenerezza con cui Egli si prende cura di noi, facendoci gustare la gioia di relazioni vive ed autentiche e dandoci anche la forza per superare la tentazione, sempre in agguato, di separarci da Lui e dai nostri fratelli.

Riscoprirci discepoli di Cristo e gustare la bellezza di essere figli di Dio! Questo dobbiamo prefiggerci all’inizio della Quaresima, organizzando un programma spirituale che privilegi l’ascolto della Parola, la preghiera personale con la sosta adorante dinanzi a Gesù Eucarestia, la Grazia che viene a noi dai sacramenti della Penitenza e dell’Eucarestia. Trasformati da questi momenti di incontro vivo con Cristo saremo capaci di dare concretezza alla Carità, anche con i gesti eroici del perdono, che aprono ad una fraternità pienamente ritrovata.

In un contesto storico che stenta ad individuare percorsi di fraternità e che risolve le tensioni non con la ricerca sincera della pace bensì con l’intensificare la conflittualità, alimentando una spirale continua di odi e di rancori, noi discepoli di Cristo abbiamo il dovere di essere segno di contraddizione con le nostre coerenti scelte di vita, che ci portano non ad alzare muri che dividono ma ponti che uniscono. E questo a cominciare dai rapporti quotidiani, a ogni livello e in ogni ambiente. Sì, anche in noi cristiani c’è sempre la tentazione di alzare dei muri, di non offrire spiragli di dialogo quando si deve fare i conti con la diversità, chiudendo ogni possibilità di chiarimento.

In Cristo, per mezzo del Battesimo, noi siamo diventati una sola cosa, come l’apostolo ci dice. Per questa ragione, nostro compito è costruire ponti, anziché muri, sanare relazioni anziché lacerarle ulteriormente, offrire e donare il perdono anziché fomentare divisioni che conducono alla morte. Accogliamo come salutare provocazione la richiesta che la Chiesa rivolge a Dio nella seconda Preghiera eucaristica della Riconciliazione: “Con la forza del tuo Spirito agisci nell’intimo dei cuori, perché i nemici si aprano al dialogo, gli avversari si stringano la mano e i popoli si incontrino nella concordia. Per tuo dono, o Padre, la ricerca sincera della pace estingue le contese, l’odio è vinto dall’amore, la vendetta è disarmata dal perdono”. Lasciamoci ispirare da queste parole nell’esercizio della carità quaresimale!

È un percorso di riconciliazione che siamo chiamati a vivere nelle diverse situazioni in cui Dio ci ha posto. Ognuno di noi è chiamato a compiere gesti di riconciliazione in maniera molto concreta. Una famiglia che, nonostante la fatica di una convivenza difficile, vive lo stile del perdono, della fedeltà e della cura è segno per tutti che la riconciliazione è possibile. Una parrocchia che vive un cammino accogliente, che non esclude nessuno, che abita le sofferenze degli uomini e delle donne del territorio, che annuncia e testimonia la misericordia, è segno che la gioia del Vangelo non è utopia e la convivialità delle differenze non è uno slogan di circostanza ma realtà di tutti i giorni. Un presbiterio che vive in comunione con il Vescovo la gioia della missione, pur nella diversità delle persone e dei carismi, è segno fortissimo per la Chiesa e per il mondo che l’unità non è un sogno ma possibilità reale per chi si mette veramente in gioco nella dinamica della relazione tra fratelli.

Se poi allarghiamo lo sguardo, andando oltre i confini della Chiesa, ci accorgiamo che, come discepoli di Cristo, abbiamo il compito di vivere gesti di riconciliazione con gli uomini e le donne di ogni cultura, razza, religione che con noi hanno avuto il dono di abitare e custodire la terra. Questo ci porterà ad essere vicini e solidali con i vari drammi che tolgono la speranza dal cuore dell’uomo. E qui penso alle guerre, alle povertà, alla fame, alla violenza e alla prevaricazione dei “potenti” di turno sui deboli e fragili, ma anche allo stesso creato, spesso deteriorato e violentato dalla nostra sete di dominio o dalla nostra indifferenza. Anche in queste situazioni possiamo e dobbiamo compiere piccoli gesti di fraterna attenzione, che danno la cifra alla nostra presenza nel mondo.

Un segno concreto di riconciliazione con i poveri è la finalità alla quale devolvere il ricavato della Quaresima di carità 2023. Non potevamo quest’anno non guardare alle popolazioni di Turchia e di Siria colpite dal terribile terremoto che ha provocato decine di migliaia di morti, innumerevoli feriti e distrutto intere città. Accogliamo perciò anche noi l’invito pressante che papa Francesco ha rivolto al termine dell’Udienza generale dello scorso 8 febbraio: “Il mio pensiero va, in questo momento, alle popolazioni della Turchia e della Siria duramente colpite dal terremoto, che ha causato migliaia di morti e di feriti. Con commozione prego per loro ed esprimo la mia vicinanza a questi popoli, ai familiari delle vittime e a tutti coloro che soffrono per questa devastante calamità. Ringrazio quanti si stanno impegnando per portare soccorso e incoraggio tutti alla solidarietà con quei territori, in parte già martoriati da una lunga guerra”. Parole che ci spronano a sentirci vicini a questi nostri fratelli nella preghiera e nella carità operosa.

La Vergine Maria, Madre di Dio e della Chiesa, sostenga i nostri passi nei sentieri di riconciliazione inaugurati dal Cristo suo Figlio e ci dia il coraggio di scelte profetiche di vita.

Su tutta l’amata Chiesa di Conversano-Monopoli, in questo percorso di rinnovamento che scaturisce dalla riscoperta del Battesimo, invoco copiosa la benedizione del Signore.

+ Giuseppe Favale, vescovo