Parrocchia Sant'Antonio di ALBEROBELLO

foto7Don Guanella nel corso della sua vita oltre a fare e predicare, ha dedicato tanto tempo, rubando ore al sonno, a scrivere. Prima per la gente semplice della sua valle, in seguito per i suoi preti e le sue suore. Nei suoi scritti di carattere catechetico, educativo, agiografico, spirituale troviamo tanto dell’uomo Guanella e dei grandi valori che lo hanno sostenuto nel corso della sua missione. In queste settimane estive voglio proporvi alcune delle sue pagine. Una delle sue operette, quasi di carattere biografica, in cui si colgono con forza i valori che ricevette dalla sua terra e dalla gente della sua valle è ‘Il Montanaro’. Parla dei suoi monti, della sua gente, delle cose belle ma anche dei rischi a cui la gente di montagna va incontro.

Saluto al montanaro

Ti porgo il saluto cristiano, o buon montanaro. Sia lodato Gesù Cristo. Il Signore ti benedica tutto il giorno e ti santifichi ogni ora. Salve! Tu sei figlio di santi. Rallegrati! Guarda in volto le figure venerande dei tuoi padri, i personaggi apostolici che ti hanno rigenerato alla vita del paradiso, e godi come figlio presso le ginocchia del padre amante.

... Il giogo del tuo monte è sublime, perché di là si contempla più da vicino il bel paradiso. Il profondo delle tue valli è sacro, perché nel ritiro della solitudine si impara a meglio amare il Signore, a meglio volere al prossimo dei fratelli. Montanaro, rallegrati: io scorgo un'aureola di bene intorno ai tuoi occhi, e nel tuo viso un evviva di gioia che è tutto tuo. Io te ne prego: chi dunque t'ha impresso questo carattere di bontà gioconda, e chi te la conserva?... E tu ti colori di vermiglio in volto e taci; ma io amo dirtelo che lo spirito del Signore ha tratto alla solitudine del monte e delle valli in ogni tempo alcuni dei suoi figli più diletti, li ha fatti beati, ed ora sono essi che partecipano alla solitudine ed agli abitanti della solitudine un tale impeto di gioia che conforta a vera felicità. San Gallo e san Colombano con molti loro compagni non sono già venuti alle solitudini di Svizzera, e popolate non poche di quelle valli e convertitele dopo perfino in città fiorenti? E la Valtellina stessa quanto vantaggio non ebbe dai santi solitari di Colombano, di Bernardo, di Benedetto e di più altri santissimi personaggi? I buoni precedettero colla virtù del sacrificio, e dissodarono la roccia del monte e ristagnarono la palude del piano. ... Buon montanaro della Valtellina, ora io comprendo la ragione dell'affetto che ti fa aderire al vertice di monte, che ti configge al piano della tua valle. Figlio dei santi, tu vivi nella terra dei santi e tu sei lieto. Renditi sempre più meritevole di tal terra e di cotali santi! Buon montanaro, sii tu così felice per lunga pezza! …

Il mio paesello mi è più caro

Eccolo il sospiro del montanaro: "Il mio paesello mi è più caro". Gli costa sudori di fatica il paesello suo, e perciò gli è caro al di sopra di tutto. Il montanaro pensa alla costruzione di sua casetta come all’affare più importante della vita sua. Raccoglie materiale di pietre e di legname che gli stanno intorno e poi s'affretta lungi per sentieri spesso mal messi, e reca su un pesantissimo fardello, la calce o il ferro che deve cementare i muri e assicurare le porte dell'abitazione. Ma quando paziente e forte si è costruita una casa, ecco avversario una voluta di neve che gli trasporta l'abitazione sfasciata ai piè di monte, ovvero un impeto di torrente che gliela travolge sparsa nella china della valle. Il montanaro allora si va a riparare sul dorso od al fianco del monte, e là fra le nevi o tra il risplendere dei lampi e in mezzo al fragore dei tuoni e al diluviare delle acque, sentesi d'aver salva a stento la vita propria e dei suoi cari. Ma se, non voglia il cielo!, una vittima fu colta, il montanaro prende una croce e la pianta ivi al luogo del sacrificio e prega: "Si faccia il voler di Dio! Pietà, o Signore, per i vostri figli quaggiù, pietà per i fedeli defunti!". E intanto girando lo sguardo trova che il monte è segnato di croci, che di croci è frequentato il pian della valle. "Ecco la croce - sospira il montanaro - edifichiamoci d'accanto l'altare". E tosto ad una sommità di monte erige la chiesuola per il santo Sacrificio, ad ogni sbuco di valle eleva una cappella devota, ad ogni incontro di strada un piccolo monumento di pietà, e dentro l'immagine venerata della Vergine e di più santi. Un amico fedele precede ai passi del montanaro, il Salvatore, che con in giro sulla fronte una corona di spine e con la croce sulle spalle s'incammina bramoso. ... Il montanaro si affretta in abito semplice e da pastore. Un pugno di lana delle pecore che pasce intorno gli basta per ricoprirsene.

... Intanto attende che non perda di vista il campanile della propria chiesa e il gruppo di casupole che la circondano, e replica con lieto ritornello: "Il mio paese mi è il più caro". Gli è caro al montanaro perché il paesello suo è terra consacrata da molti suoi buoni patimenti. Il ciel ti prosperi, fratello amato. Su, cantalo pure con tue spontanee note, fanne echeggiare il suono nel tortuoso delle tue valli e mandane la voce fino ai più lontani, e sveglia queglino stessi che al piano dei godimenti stannosi sbadigliando nel soffice delle piume. Cantalo pur su: "Il mio paesello mi è più caro", e fa che molti l'intendano.

Da Il Montanaro di don Luigi Guanella